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Attualità

SAGGEZZA

EDOARDO ZIN - 13/03/2020

chiesa“Vedi, oggi manchiamo di punti cardinali. Non sappiamo dove andare. – mi dice il prete amico che ha accettato di inerpicarsi su una strada fangosa e dissestata, che conduce al piccolo cimitero di una collina piacentina, dove mia sorella riposerà in pace accanto ai nostri cari – Manchiamo di cardini per la nostra vita morale e spirituale, soprattutto in questi giorni in cui il morbo del panico ha sostituito la virtù della prudenza. Noi preti predichiamo sempre le virtù teologali – fede, speranza, carità – ma non parliamo mai di quelle cardinali, che sono i cardini, le stelle di orientamento verso cui condurre la libertà che è l’energia che ognuno porta dentro di sé. Dire “prudenza” è sbagliato. La traduzione vera è “saggezza”. La coscienza è la condizione per esercitare questa virtù nella vita. Il saggio conosce la speranza, conosce la grandezza delle idee, il piacere di donarsi, è comprensibile, è umile. Vive, non vivacchia”.

“Ti dirò – confido all’amico, a commento alle sue parole – che il giorno prima avevo telefonato a mia sorella e le avevo chiesto se avesse paura del corona virus che si era sviluppato proprio nella città che l’ospitava in una casa-albergo. Mi rispose con una voce insolitamente flebile: ”Io no. Già si muore una volta sola! L’importante è morire bene!”. Dopo poche ore sarebbe caduta. Portata all’ospedale, operata ai due femori e passata all’altra riva…”

“Viviamo giorni – continua il “don”­ – in cui ci sentiamo soli, depressi, smarriti e abbiamo paura. Eppure anche in questi giorni l’uomo saggio sa che questa fase buia della nostra vita è contenuta dentro l’orizzonte della felicità. Ci precludiamo la possibilità di trasformare il panico in realtà. Un seme che muore germoglia proprio grazie all’ humus delle cose morte che rende fertile la terra. Essere felici in questi momenti è difficile, eppure la felicità non è il vizio dell’ottimismo, ma il vigoroso realismo della nostra fragilità che accetta il buio per farsi luce”.

“Tu mi conosci da tempo. Posso sembrare fragile nello spirito e gracile, ma quando mi arrabbio, nessuno ferma la mia ira…- lo interrompo.

Il “don” mi blocca subito: “Tu confondi questa tua debolezza con la tenerezza del cuore che ti commuove di fronte ai nostri anziani contagiati dal virus o ai bambini massacrati alla frontiera tra Siria e Turchia. È proprio l’uomo fragile che sente il bisogno di amare e di essere amato, talvolta grida per dire a tutti che cerca un aiuto, un bisogno. Fragile non è il contrario dell’uomo forte, resistente, tetragono, indistruttibile: costui lo è grazie alle piazze che lo applaudano, perché crede di avere la facoltà di decidere per gli altri, cerca di spaventare il nemico, ma il suo interiore è vuoto tanto quanto la sua bocca è piena di odio. L’uomo forte di turno ci aveva detto che i migranti ci avrebbero portato malattie e pestilenze, che bisognava aiutare dapprima il Nord e adesso si è verificata la sua richiesta: la Lombardia è staccata dal resto del Paese ed ora può alzare la bandiera della secessione!”.

“La butti sempre in politica…!” – lo tronco.

“No, caro mio, io indico le strade dell’etica che deve seguire il buon politico. Non possiamo noi preti tacere davanti alle parole che dissolvono la coesione sociale, catalizzano la rabbia. Il governo della società deve essere posto nelle mani dei saggi, non dei potenti che possono comprometterlo: il politico saggio opera gratuitamente, quello forte per compromessi; il politico saggio non concepisce la guerra, quello forte invoca il rancore tra le nazioni; il politico saggio produce leggi necessarie per rispettare la mia vita e quella altrui, quello forte per aggraziarsi il “suo” popolo, mentre tutti gli altri che non lo sostengono li classifica come corrotti; il politico saggio conosce la speranza, quello forte è annunciatore solo di calamità nel caso in cui molti rinunciassero alla sua forza; il politico saggio ama tutti, soprattutto quelli che più hanno bisogno, il politico forte ama solo il suo volto riflesso nello specchio o quello che vedono gli altri, il politico saggio ricerca la verità, ma ama il dubbio e si fa aiutare da esperti, non dai dirigenti del suo partito. Non ti pare?”

“Eppure – lo incalzo – in questi giorni in cui non ci è concesso neppure di condividere il tempo con gli altri, incontrare amici, conversare al bar, abbracciarci abbiamo una guida morale autorevole: il Presidente della Repubblica!”

“È vero – continua l’amico – ma alla guida manca un popolo coeso che lo segua. Anche Conte si dimostra all’altezza della situazione, anche Speranza, ma il governo è ancora fiacco. La gente, però, rimane estremamente individualista: gli altri si riducono a figure di contorno nello sforzo solitario di stare bene solo per sé stessi. Volevamo essere liberi da divieti e da gerarchie e non sopportiamo le giuste leggi imposteci per il bene di tutti, credevamo di vivere in un periodo storico con alti livelli di salute, di aspettativa di vita… Non parliamo, poi, delle opposizioni: dovrebbero essere più temperanti – ecco un’altra virtù cardinale! – e più coerenti: un giorno chiedono di chiudere i porti all’approdo, salvo domandare di chiuderli cinque giorni dopo; protestano perché hanno bloccato una nave battente bandiera italiana ai Caraibi e dimenticano che essi stessi l’hanno fatto qui da noi; giungono a dire “affidiamo all’influenza il piano di rilancio del paese”, ma non esprimono proposte invece chiedendo l’abolizione delle tasse, delle rate dei mutui, del pagamento degli affitti e delle cartelle esattoriali…I politici saggi in questi frangenti dovrebbero avere il coraggio di chiedere sacrifici ai cittadini e non accontentarsi di dire o scrivere parole che scalfiscono il buon senso. Gli unici testimoni di un’armonia sono gli anestesisti, i medici, gli infermieri, i ricercatori, i militari che si prodigano giorno e notte per salvare vite umane”.

“Anche la Chiesa, per alcuni, ha perso il suo ruolo di guida” – continuo.

“I vescovi hanno fatto bene adeguarsi alle leggi civili e rispettarle. Come si fa ad applicare oggi le richieste del medievalista di turno attestante che durante le pestilenze nel medio-evo le chiese rimanevano aperte e si trasformavano in lazzaretti? O come si fa a spartire le idee del prete che da una radio spiega che l’influenza di corona virus è mandata da Dio per convertirci? E la fede delle pie donne che lasciano la loro diocesi, affrontano un lungo viaggio per recarsi in un’altra diocesi per assistere alla messa feriale celebrata in giorni feriali, costringendo il vescovo della diocesi indenne dal contagio ad emanare un decreto proibendo loro di entrare nelle chiese del territorio da lui governato al solo fine di evitare il contagio, quella fede è proprio adesione al Vangelo? Il digiuno eucaristico non può essere sostituito da una preghiera e da un’opera buona? Dio è il Dio della misericordia, non il Dio degli eserciti che gli rendono gloria con l’esteriorità di un culto. Dio non è freddo, irritabile come molti lo invocano. Cristo è la figura di Dio. Dio non l’ho mai trovato, ma cerco di trovarlo in chi incontro sul mio cammino. Solo il nichilista dice che Dio non c’è e perciò non lo cerca. Come si fa a vivere, a sperare in questi giorni, come si fa a amare senza trovare Dio magari nel deserto di una chiesa vuota? “

Piove a dirotto, ma la collina è un mare di ondicelle rosse, i poggi sono morbidi, i vecchi tralci contorti accolgono le prime gemma del Gutturnio. È la vita che riprende.

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