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Attualità

AUGURI EUROPA

EDOARDO ZIN - 14/01/2022

europaIl diffondersi della pandemia in Europa con la conseguente, enorme attenzione dei media su di essa, ha relegato in secondo piano anniversari che riguardano il processo d’integrazione europea. Peccato perché quando non si ricordano avvenimenti importanti per la vita dei popoli, la loro anima si spegne e rischiano di perdere il prezioso patrimonio che i loro padri hanno prodotto e tramandato.

Nell’anno che si è appena concluso ricorrevano gli ottanti anni del “Progetto di un manifesto per un’Europa libera e unita” scritto da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi sull’isola di Ventotene, dove erano segregati come prigionieri politici. Il “manifesto” era frutto di una riflessione collettiva fatta insieme a Eugenio Colorni, Ursula Hirschmann e Ada Rossi. Alcuni storici fanno partire da questa intuizione il progetto di una federazione europea. Intuizione che diverrà realtà politica solo con la dichiarazione del 9 maggio 1950 ad opera di Robert Schuman, su proposta del suo collaboratore Jean Monnet.

Sarà bene dare a ciascuno i suoi meriti. Se Spinelli e i suoi compagni ebbero l’idea di unire, a guerra terminata, in una federazione i popoli europei non più sopraffatti dai totalitarismi e dall’assenza di libertà, Schuman, de Gasperi, Adenauer fecero la scelta – non l’obbligo – di creare una comunità europea la cui finalità non fosse unicamente quella di combattere i nazionalismi, bensì quella di costruire in Europa la pace tra i popoli nella solidarietà, nella riconciliazione, nella sovra-nazionalità.

Ci dispiace che un europeista convinto come Romano Prodi, nella sua ultima fatica da pedagogo dell’Europa, abbia completamente omesso di ricordare i padri fondatori, la dichiarazione del 9 maggio e faccia iniziare il processo d’unificazione europea con i Trattati di Roma del 1957.

Il prossimo 7 febbraio ricorderemo i trenta anni della firma del trattato di Maastricht, la graziosa cittadina medioevale del Limburgo olandese. La ricordo adagiata sulla Mosa, tutta restaurata e tirata a lucido in un clima che si era fatto incredibilmente mite per la stagione. Nella memoria popolare di quella data memorabile è rimasto il patto di stabilità destinato a integrare e irrigidire i criteri legati alla moneta unica e definiti in un protocollo allegato al Trattato sui rapporti tra disavanzo e PIL e tra debito e PIL. Molto si è scritto e detto per spiegare le ragioni che spinsero i governi ad accettare i vincoli del 3% e del 60% presentati allora e difesi per anni come dogma. Pochi sono gli inclini a considerare ciò che è avvenuto con la pandemia, con i suoi effetti devastanti sulle economie dei paesi dell’UE e commisurarli con le emissioni straordinarie della moneta unica e dal Recovery plan. Come avrebbe potuto ogni singolo Paese membro fronteggiare da solo la pandemia senza una condivisione degli oneri e senza una solidarietà che ha coordinato la produzione e la distribuzione di vaccini, di mascherine, respiratori, indumenti e disinfettanti? Maastricht è stato il secondo momento, la seconda scelta per la riunificazione del continente con una moneta unica, di cui, il 1° gennaio scorso abbiamo ricordato il 30° anniversario della sua entrata in vigore.

Il terzo momento è davanti a noi. Il 1° gennaio la presidenza del Consiglio dei Ministri europei è assunta dalla Francia. Il 25 novembre è stato firmato a Palazzo Chigi il “Trattato del Quirinale” tra Francia e Italia, che era stato ideato al vertice di Lione tra Macron e Gentiloni nel 2017. Un patto tra Germania e Francia (quello dell’Eliseo e di Aquisgrana) è già stato sancito.

Auspichiamo che tre dei Paesi fondatori siano coesi e decisi nel compiere passi coraggiosi e comuni per superare il sistema di voto che si basa sull’unanimità, e non sulle decisioni prese a maggioranza, per sbloccare il sistema europeo e farlo uscire dalle strettoie in cui gli interessi nazionali prevalgono su quelli dell’Unione. È urgente trovare decisioni immediate per instaurare politiche comuni in campo economico e finanziario come pure su una comune politica di difesa.

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