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Chiesa

RIVOLUZIONE

EDOARDO ZIN - 07/12/2017

Particolare dal Battesimo di Cristo di Masolino a Castiglione Olona

Particolare dal Battesimo di Cristo di Masolino a Castiglione Olona

È crudo l’inverno del nord Europa. Il cielo basso e grigio si confonde con la linea dell’orizzonte: attorno alberi bianchi e ghiacciati, ramaglia rattrappita, una cornacchia che gracchia. È quasi mezzogiorno, ma la luce offuscata dalla nebbia sembra preludere la notte. Il termometro dell’aeroporto segna meno quattro gradi. Cerco rifugio nel tepore della sala d’imbarco. Sul bancone l’immancabile corona di rami di pino intrecciati sorregge la candela accesa per la prima domenica di Avvento: infonde un caldo clima di attesa, smorza le chiacchiere dei viaggiatori in attesa ai quali la debole fiammella sembra indicare la via da intraprendere e illuminarla di speranza.

Si apre la porta d’imbarco. Biglietto e passaporto in mano, mi infilo nella scia dei passeggeri. A controllare i documenti c’è un aitante giovanotto. Gli presento i miei: li guarda, alza lo sguardo, abbozza un sorriso e sbocca in un’espressione incontrollata: “Ma lei è stato mio professore. Si ricorda di me? Sono Fabien, Fabien C….”. Mentre cerco di far spazio ai ricordi, rivedo quel ragazzino – occhi vispi, capelli biondi ricciuti, arguto – attento e vivace. Inizia così un dialogo che si completerà alla scaletta dell’aereo dove Fabien mi accompagnerà.

Infilatomi nel mio sedile, riparato dal pancione di un grosso signore di mezza età, fluttuo nei pensieri, ghiribizzo a quell’incontro casuale: nulla sarebbe successo se il mio passaporto non avesse testimoniato chi fossi. Ritrovare dopo anni un discepolo è sempre motivo di gioia per un maestro purché lo si riconosca, lo si guardi, si ascolti la sua voce e lo si accompagni fino all’inizio del suo viaggio infondendogli la sicurezza che non è vissuto invano.

A casa, prima di cedere al sonno, al calduccio, cedo alle confidenze del letto, prendo il Vangelo di Giovanni, l’amico prediletto di Gesù, il “teologo”. Lo apro e leggo il capitolo che sentiremo proclamare nella quinta domenica dell’Avvento ambrosiano. Qui non è un foglio di carta che testimonia chi è Gesù, proprio come non è il certificato di battesimo che testimonia la mia fede.

Qui è un uomo, ancora Giovanni il Battezzatore, che proclama con vigore che non è lui il Messia, colui che tutti attendono. Qui non sono le carte che asseriscono la Verità, è il Battista. Qui è un vivente che testimonia la radicalità della sua fede al punto tale che donerà la sua vita pur di annunciare il Messia, il Salvatore. Mi sembra di udirlo: “No, non sono io il Messia, non sono nemmeno Elia che ritorna in terra dopo essere stato trasportato in cielo su di un carro di fuoco. Io non conto. Non sono nessuno, sono solo una voce che grida nel deserto della vostra arroganza”. Vedo in lui il testimone che scopre per primo il Figlio inviato dal Padre in mezzo agli uomini per far loro scoprire la sua volontà nella storia.

La coscienza cede a visioni arbitrarie, a pensieri slegati. “E se anche oggi avessimo bisogno di un Battista? In un mondo diviso, lacerato, frantumato, inquieto, pieno di paure, non abbiamo forse bisogno di qualcuno che dimostri con la sua vita che senza un aggancio col Trascendente non si può giungere alla verità e alla libertà? All’uomo solo e spesso depresso, che prova su di sé la stanchezza del vivere ed è alla ricerca di un senso da dare alle sue fatiche quotidiane, non è forse un testimone che offre la bellezza della speranza? Quella vera, quella che c’è nella profondità di ogni uomo in ricerca. Un testimone che, dove c’è l’oscurità, può portare trasparenza; dove c’è la tentazione dell’isterismo proponga di ristabilire un dialogo; nei momenti in cui si teme lo scontro di civiltà o un conflitto atomico, egli rechi un messaggio di speranza e si faccia operatore di pace. Pongo solo una condizione: che sia sempre contro ogni violenza camuffata dall’ideologia, contro ogni mortificazione della verità, contro ogni compromesso con l’ingiustizia, ma non contro l’uomo”.

Vorrei che nel deserto della storia odierna creato dai fanatismi presuntuosi, dagli scetticismi ironici, dalle neutralità irresponsabili, un testimone alzasse la sua voce non “contro” qualcuno, ma “per” gli scartati e gli emarginati che chiedono giustizia, per i delusi e i rassegnati a cui infondere speranza, per le vittime degli ingranaggi politici e economici a cui donare diritti e non desideri. E lo facesse con franchezza, senza tatticismi, impegnandosi a rendere diritte le strade, a togliere gli inciampi che ostacolano la sollecitudine verso ogni uomo.

Come il Battista è testimone della fedeltà indefettibile dell’alleanza di Dio con il suo popolo, attraverso la fede in Colui che deve venire, così il testimone d’oggi si rende veritiero se è “credibile e non solo credente” (card. Tettamanzi).

Come ieri i giudei saccenti e tracotanti misero in dubbio la venuta del Salvatore, non ci sono forse anche oggi i potenti della terra che indicano false promesse di salvezza? Ne abbiamo conosciute tante: il progresso scientifico come mezzo per liberare l’uomo dalla schiavitù dei dogmi, il primato della ragione per liberare l’uomo dalle ragioni del cuore, la rivoluzione d’ottobre o di qualche altro mese che assicurava il benessere a tutti, predicando l’uguaglianza massificante, ma soffocando l’interesse per Dio. Sono questi falsi profeti che hanno fatto della proprietà privata l’idolo per fondare una società in cui chi più ha più pretende di avere. Ho tante ragioni per dubitare delle loro promesse perché da esse sono nate le chiusure, i nazionalismi, le dittature. L’uomo d’oggi, che prova le durezze del vivere quotidiano, non può più ascoltare illusioni o apologie, diffida dai gesti spettacolari e straordinari. Ha bisogno di certezze. Non crede più ai ciarlatani, solo ai testimoni che vivono la passione per la salvezza dell’uomo.

Su queste false salvezze è calata, inesorabile, la condanna della storia. Il cristiano, che vuole essere testimone della Verità proclamata da Gesù, Dio fattosi uomo, oggi operi per la bellezza delle Beatitudini e la verità della Parola. Questa è la vera rivoluzione portata da Gesù che non ha predicato la povertà, ma si è fatto povero, non ha predicato l’uguaglianza, ma si è fatto uguale, ci ha portato la Verità dal Padre e l’ha proclamata con la sua vita fino alla morte di croce. Egli è il vero Salvatore che libera l’uomo da tutto ciò che si è messo addosso o gli hanno messo addosso.

L’individualismo che ci attanaglia può essere combattuto solo dalla solidarietà, la solitudine di cui soffriamo può essere vinta solo con l’apertura verso gli altri, la libertà che cerchiamo non potrà mai essere raggiunta se abbiamo il cuore racchiuso in una gabbia, la paura che ci intrappola può tramutarsi in audacia se confideremo nel Signore che viene, per ritrovare la Verità occorrerà percorrere la strada che dritta porta a Lui.

Questa è la testimonianza di Giovanni Battista, questa è la testimonianza dell’evangelista Giovanni ed è questa la testimonianza che molte donne e uomini sono capaci di offrire – e io di riconoscere in loro – in tutto ciò che la storia offre. Non c’è inverno, né deserto, né buio, né paura, né solitudine che non possano essere vinti dal Signore che ricorderemo, Bambino in una greppia, nel Natale che si approssima.

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